Prevenzione dei tumori alla prostata, bisogna mangiare carne poco cotta
Un nuovo studio americano, condotto dal dipartimento di Urologia della University of California di San Francisco, pubblicato sulla rivista PloS One, vuole dimostrare che per la prevenzione dei tumori alla prostata bisognerebbe evitare l’abuso di carne rossa cotta alla brace. Lo studio è stato guidato da Sanoj Punnen, medico urologo, e si è basato su un questionario somministro a 470 pazienti a cui era stato recentemente diagnosticato un tumore aggressivo alla prostata e su 512 soggetti di controllo. Il questionario prevedeva domande riguardanti le abitudini alimentari dell’ultimo anno, in particolare sull’uso di carne, con quale cottura e con quale frequenza. I risultati riportano che chi abitualmente consumava due porzioni di hamburger o polpettone alla settimana aveva il doppio delle probabilità di sviluppare il tumore alla prostata, rispetto a chi non ne aveva consumato. L’attenzione non è stata posta sulla carne in sé, quanto sul grado e il tipo di cottura, infatti il rischio doppio è stato riscontrato su chi aveva mangiato carne molto cotta.
Nella cottura della carne vengono rilasciati composti mutageni, le ammine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici. Le ammine si creano dalla reazione di creatina e creatinina con amminoacidi e zucchero quando la cottura è lunga e ad alta temperatura; gli idrocarburi invece derivano dalla affumicatura e grigliatura della carne a fiamma diretta. Entrambi i composti mutageni potrebbero aumentare le probabilità di sviluppo di un tumore alla prostata.
Questo non è il primo studio sulla correlazione tra il consumo di carne e l’insorgenza dei tumori, i risultati sono però contrastanti, ad esempio una ricerca condotta dal National Cancer Institute ha riscontrato associazioni positive fra il consumo di carne e la prevenzione dei tumori. La spiegazione potrebbe stare nel fatto che esistono molti tipi di tumore alla prostata, alcuni più aggressivi e altri latenti, e la correlazione carne/tumore potrebbe riguardare nello specifico quelli aggressivi. Resta il fatto che questo studio, nonostante la debolezza dovuta al fatto che ci si è basati sulla memoria dei pazienti e non su dati contestuali, viene considerato un importante avanzamento nella comprensione della correlazione tra composti mutageni e la formazione del tumore prostatico.