Sordità e malattie professionali, prevenire meglio che curare
Una ricerca a livello europeo ha rivelato che circa il 30% della popolazione del vecchio continente è vittima di inquinamento acustico che, a lungo andare si traduce il più delle volte in problemi uditivi molto gravi.
Tali fastidi provengono principalmente da fonti di rumore che superano gli 85 decibel soglia oltre la quale gli effetti nocivi potrebbero diventare permanenti e cronici con serie conseguenze per l’apparato uditivo. I problemi arrivano dai cittadini delle grandi metropoli, ma sopratutto dai lavoratori; proprio in questi giorni, precisamente il 29 novembre, l’AIRS Onlus (l’associazione italiana per la ricerca sulla sordità) invita tutti alla prevenzione tutti gli italiani per il controllo negli ambulatori tecnici per sottoporsi ad esame audiometrico perché prevenire è meglio che curare soprattutto nei casi in cui il danno potrebbe essere irreparabile.
Per i lavoratori che lavorano a stretto contatto con fonti di rumore molto elevate devono necessariamente controllare lo stato d’efficienza del proprio apparato uditivo e prevenire lesioni gravi. Le cifre, spiega l’Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro, sono: il 39,3% delle malattie professionali rappresentano in Italia ipoacusie e sordità dovute ad esposizioni a rumori elevate e continuate sul posto di lavoro.
Tali stime si aggravano ancora di più se pensiamo che gli specialisti prevedono una crescita dei disturbi in linea al 2% ogni 10 anni.